Se Goldoni fosse vissuto in un condominio milanese avrebbe scritto un’opera intitolata La mediazione forzata tra il secondo e il terzo piano. Sì, perché in certe scale la trama si scrive da sé: il termosifone rotto diventa un caso diplomatico, la perdita d’acqua un dramma shakespeariano, il cagnolino del nuovo inquilino — che cammina senza guinzaglio — una provocazione insostenibile. C’è un momento preciso — in ogni assemblea condominiale — in cui la realtà si sospende e inizia il teatro. Uno guarda l’ordine del giorno, poi la faccia del vicino del piano di sopra, poi il bilancio consuntivo… e capisce che no, quella sera non se ne esce. È lì che inizia il dramma e quando diventa circolare, ripetitivo, destinato a replicarsi ad ogni riunione, entra in scena lei: la mediazione condominio.
Come funziona la mediazione condominiale?
La mediazione condominio non è una scenetta improvvisata, ma una procedura regolata per legge (D.lgs. 28/2010), un palcoscenico dove due parti in disaccordo cercano un’intesa con l’aiuto di un attore terzo: il mediatore. A differenza di un processo, qui l’obiettivo non è trovare un colpevole, ma un accordo ragionevole. Chi partecipa non recita, si espone. E se lo fa con buona fede, spesso trova soluzioni più rapide, meno costose e meno logoranti.
Quali sono le questioni condominiali in cui è obbligatoria la mediazione?
Quando il copione lo impone e, nel nostro caso, lo impone l’art. 5 del D.lgs. 28/2010. Tutte le controversie condominiali (dalle impugnazioni di delibera alle contestazioni sulle spese comuni) devono passare per la mediazione condominio prima di finire in tribunale. Non è un’opzione, ma un passaggio obbligato per la risoluzione dispute condominio. Un po’ come il monologo prima dell’atto finale: se salti quello, la storia non regge.
Chi paga le spese di mediazione in condominio?
Bella domanda! Se i protagonisti dello scontro sono due condòmini, ognuno paga la propria quota. Se invece è il condominio ad essere parte in causa, le spese possono essere ripartite tra tutti i condòmini, ma attenzione: se qualcuno non si presenta alla mediazione senza giustificato motivo, il giudice può penalizzarlo nella successiva causa civile. Insomma, anche qui, chi salta le prove rischia il fischio finale!
Cosa succede se un condomino non vuole fare i lavori?
Ecco la scena clou. I lavori sul tetto vengono approvati dall’assemblea. Tutti d’accordo, tranne uno. Lui protesta, si oppone, minaccia. Ma non può bloccare un intervento deliberato regolarmente. Può impugnare la delibera, certo, ma prima deve affrontare ancora una volta la mediazione condominio. Perché la legge sa bene che il miglior finale possibile non è una sentenza, ma una stretta di mano. O quantomeno un compromesso silenzioso davanti a un verbale firmato.
Mediazione condominio: “Tutti in scena, cortesemente!”
La mediazione condominiale non è una pausa caffè tra un’assemblea e l’altra. È un tentativo (spesso provvidenziale) di evitare che piccole beghe si trasformino in battaglie legali infinite. Se il tuo vicino non vuole sentire ragioni e tu non vuoi trasformarti in un personaggio da commedia nera, meglio affidarsi a chi conosce bene le regole del palco — e della legge. Nel teatro condominiale c’è posto per tutti, ma senza regole, senza una regia, va in scena il caos. La mediazione condominiale non è solo un obbligo: è una possibilità concreta per evitare che piccole incomprensioni si trasformino in battaglie legali. Se anche nella tua assemblea si sente odore di polvere da sparo, meglio agire prima. Perché i migliori spettacoli, si sa, si scrivono in due.
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Avv. Chiara Stefanini